Perché ho scelto di essere un coach

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Quel maledetto 18 ottobre.

L’hanno vista sorridere, farsi il segno della croce, chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie con le mani.

Erano passati solo pochi istanti da quando le auto in coda al passaggio al livello l’avevano vista scendere dal motorino e passare sotto la sbarra. Non ci fu il tempo per nessuno, per fare niente.

Chi era presente al passaggio a livello racconta di quegli occhi chiusi e le orecchie tappate.

Ricorda e racconta di quel sorriso splendente, bellissimo e triste, irraggiato da denti bianchissimi, magico, che si può vedere nella sua foto sulla lapide e che è ben presente nel ricordo indelebile che tutti noi amici abbiamo di lei.

Sono passati quasi trent’anni da quel giorno che non posso dimenticare. Era il 18 ottobre 1989.


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Il disagio psicologico non si tratta con i luoghi comuni

Non avevo capito niente di lei. All’epoca non avevo gli strumenti per capire il suo disagio, per riuscire ad immaginare quel dolore esistenziale causato dal “male oscuro” che la stava consumando. Avevamo parlato molto nei mesi e anni precedenti, e tutto quello che ero riuscito a dirle, tutti i consigli che potevo dare erano le frasi banali di chi, come me all’epoca, non sa fare altro che generalizzare e usare luoghi comuni.

“Ma che ragione hai di stare male? Pensa a chi ha veramente dei problemi. Tu hai tutto: sei bella, intelligente, hai una splendida famiglia, un sacco di amici che ti vogliono bene. Tu non hai il diritto di sentirti cosí”.

Pochi giorni fa ho visto un post sulla pagina FB di Psicologia Applicata che mi ha fatto venire un brivido. Il post parla delle cose che non dovremmo dire a un amico che sta soffrendo per problemi di salute mentale.

Eravamo studenti di economia, e nel 1988 avevamo trascorso molto tempo insieme per preparare alcuni esami. Poi lei negli ultimi tempi aveva rallentato il ritmo. Mi diceva che non poteva studiare perché “stava male”, ma io continuavo a non capire. Continuavo a ripetere i soliti ritornelli di chi non sa quanto uno stato depressivo può essere devastante.

La mia promessa di imparare

Quel maledetto giorno di ottobre le feci una promessa. O forse è meglio dire che la promessa la feci a me stesso, per quel senso di colpa che ancora adesso non riesco a lasciare andare del tutto. Giurai in quel momento che avrei dedicato molto tempo per acquisire strumenti per capire il senso che diamo alla nostra vita, per trovare uno scopo e perseguirlo, e poi, solo in seguito, avrei dedicato parte del mio tempo agli altri, per contribuire a far emergere il positivo, le opportunità, il potenziale che ciascuno di noi ha per raggiungere il suo centimetro cubo di felicità.

Ma prima di poter offrire agli altri qualcosa che avesse un senso, avrei dovuto imparare e soprattutto sperimentare nella mia vita. Avrei fatto prove ed errori. Avrei orientato la mia esistenza verso le esperienze che volevo vivere. Solo dopo avrei potuto parlarne ed, eventualmente, scriverne ed aiutare altri.

José Silva e la Dinamica Mentale

Con l’inizio del 1990 iniziai un percorso di dinamica mentale. Volevo capire dove nascono le motivazioni che ci spingono ad agire, come si riescono a gestire le potenti immagini mentali che ci condizionano, come si domina l’incessante dialogo interiore, come si orienta al positivo la nostra esistenza. Il mio primo riferimento fu José Silva, autore texano di diversi best-seller sull’argomento, di cui prossimamente parlerò nella sezione “Maestri”. La dinamica mentale fu una vera e propria folgorazione ed è alla base di Sailfulness, il mio metodo pratico di crescita personale basato sulla metafora della vela,

Carlos Castaneda e lo sciamanesimo

In quel periodo feci casualmente la scoperta di Carlos Castaneda, che ancora oggi è l’autore fondamentale per me, ed il cui libro “Viaggio ad Ixtlan”, tra i 12 capolavori che ha scritto prima di lasciare l’esistenza terrena nel 1998, è il punto di riferimento del mio percorso sciamanico. A Castaneda questo blog e la mia barca devono il proprio nome, Nagual.
Assumersi la responsabilità”, “Dover credere”, la “Follia controllata” sono solo alcuni dei magici insegnamenti castanediani che sono alla base di alcune pratiche che oggi ripropongo nel blog.

Il Maestro Pier Franco Marcenaro

A metà anni ‘90 passai alle pratiche orientali. Sono stato vegano per quasi due anni, ho seguito un grande Maestro cui devo moltissimo: Pier Franco Marcenaro, discepolo prediletto del mistico indiano Sant Kirpal Singh. Anche a Pier Franco un giorno dedicherò un post nella sezione “Maestri”.

Corrado Pensa e la meditazione Vipassana

Da lì al buddismo il passo fu breve. Ebbi la fortuna di partecipare a un ritiro Vipassana nel 1999, una settimana di totale silenzio immersi nel contesto magico del monastero Lama Tsong Khapa di Pomaia, meditando ai piedi del grandissimo Corrado Pensa.

Corrado è un’altra pietra miliare del mio percorso di crescita mentale, sociale e spirituale. Se vuoi approfondire cosa ti può succedere in un ritiro di Vipassana clicca qui.

Sette anni di apprendistato sciamanico con Marco Pardini

A settembre del 2000 un altro incontro di quelli che ti cambiano la vita. Marco Pardini. Sette anni di apprendistato, al termine dei quali ho scritto un breve racconto semi-serio della mia esperienza con Marco.

Con Marco ho ripreso il filone dei nativi americani, che per me era iniziato moltissimi anni prima con un viaggio negli USA. Ho iniziato a praticare con Marco rituali di origine Lakhota Sioux, ho scoperto (o riscoperto) la mia parte “animale”, ed insieme al suo gruppo, il “Cerchio di Pietre”, abbiamo fatto esperienze anche molto forti con gli elementi naturali e le antiche tradizioni celto-liguri-apuane.

Marco, tra tutti, è e resterà sempre il mio Maestro di riferimento.

La Ricerca della Visione e la mia iniziazione Lakhota Sioux

A quel punto mi sono sentito pronto per il grande passo: la “Ricerca della Visione”, Vision Quest in inglese, o per meglio dire Hablecheyapi in lingua Lakhota.

Sono stato iniziato da un discendente di Cavallo Pazzo, della tribu Oglala di Pine Ridge, South Dakota.

Ho scritto in dettaglio della mia esperienza con il Maestro Lakhota. Qui mi limito a dire che la Ricerca della Visione ha dato il senso finale al mio percorso.

Alla fine del 2009 le esperienze di vita e di ricerca mentale, spirituale, e sociale cominciavano a essere consolidate, ed erano state anche straordinariamente funzionali al mio percorso professionale ed imprenditoriale che ha avuto una progressione molto accelerata e un certo successo, anche insperato e forse anche al di sopra dei miei stessi meriti.

Come sono diventato Counsellor Professionista

C’era bisogno adesso di acquisire delle competenze metodologiche. Avevo conosciuto qualche anno prima una persona straordinaria, Emanuela Tangolo, della società Performat. Emanuela è psicologa, psicoterapeuta, oltre che una delle massime autorità in Italia in materia di Analisi Transazionale. Nel 2010 ho iniziato con Performat un master triennale di Counselling ad indirizzo Analitico Transazionale, al termine del quale ho conseguito la qualifica di Counsellor Professionista e la relativa iscrizione al registro tenuto dal CNCP (Coordinamento Nazionale Counsellor Professionisti).

I miei studi universitari di Psicologia

Avendo poi capito, dopo molti anni, che la laurea in Economia non era la mia vera vocazione, mi sono quindi iscritto alla facoltà di Discipline Psicologiche, e dopo aver completato la triennale ho proseguito con gli studi universitari in Psicologia Magistrale con la chiara volontà di acquisire altre competenze in materia. A maggio 2021 ho conseguito la laurea con una tesi in Psicologia delle Organbizzazioni.

Senza dimenticare che, nel 2018, mi sono avvicinato al mondo del Coaching, con una pratica strutturata e massiva, in lingua inglese, basata sulle foundation della prestigiosa “International Coaching Federation”. Ho completato il percorso di training, con oltre 100 sessioni di coaching, sostenuto l’esame ed accreditato come Associate Certified Coach presso l’ICF.

Adesso sono pronto

Adesso sono pronto ad adempiere alla seconda parte della promessa che feci quel giorno di ottobre del 1989. Ho trascorso più di trent’anni a prepararmi. Tre decadi di studio e di esperienze di vita. Tutti i Maestri che ho avuto in questo lungo percorso, pur venendo da scuole e tradizioni completamente diverse, mi hanno detto che un giorno avrei potuto e anzi avrei dovuto trasmettere gli insegnamenti che avevo ricevuto.

Adesso sono pronto per farlo.
Questo blog è dedicato a lei. A Sara.

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