Poi verso l’ora del tramonto si misero a sedere su un tronco d’albero lungo la riva, e Siddharta raccontò al barcaiolo donde venisse e quale fosse stata la sua vita, così come oggi, in quell’ora di disperazione, l’aveva vista riemergere davanti ai propri occhi. Fino a tarda notte durò il suo racconto.
Vasudeva ascoltò con grande attenzione. Tutto assimilò ascoltando: nascita e fanciullezza di Siddharta, tutti i suoi studi, tutto il suo gran cercare, tutta la gioia, tutta la pena. Tra le virtù del barcaiolo questa era una delle più grandi: sapeva ascoltare come pochi. Senza ch’egli avesse detto una parola, Siddharta parlando sentiva come Vasudeva accogliesse in sé le sue parole, tranquillo, aperto, tutto in attesa, e non ne perdesse una, non ne aspettasse una con impazienza, non vi annettesse né lode né biasimo: semplicemente, ascoltava. Siddharta sentì quale fortuna sia imbattersi in un simile ascoltatore, affondare la propria vita nel suo cuore, i propri affanni, la propria ansia di sapere.
Hermann Hesse, “Siddharta”
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In un post della categoria Maestri ho parlato della mia scoperta del silenzio, con Corrado Pensa, al monastero Lama Tsong Khapa di Pomaia attraverso la pratica della Vipassana.
Quello è stato un momento di svolta del mio percorso di consapevolezza.
Riportare il silenzio nella vita quotidiana non è stato tuttavia una cosa semplice, ma è stato grazie alla pratica di coaching che ho riscoperto recentemente l’importanza di saper ascoltare.
In un mondo pieno di rumore, il potere del silenzio è straordinario. La consapevolezza del presente si amplifica.
Ma non è facile stare in silenzio.
Abbiamo sempre paura della parola non detta, del vuoto delle pause, del timore di venire “scoperti”, della paura che ci venga tolta la maschera che ci siamo costruiti da soli attraverso la minuziosa descrizione di noi stessi.
Abbiamo paura che la riflessione del silenzio ci costringa a smettere di credere noi per primi alle balle che ci raccontiamo ogni giorno.
Ma cosa è il silenzio? Nella pratica ho catalogato 14 tipologie diverse di silenzio.
Numero 1 Il silenzio imposto
Ci sono momenti in cui, con il dito indice sul naso, o con un sonoro “ssssshhhhhh”, qualcuno ci impone il silenzio. Qualcuno infatti ha uno spazio ufficiale per parlare, durante un evento, una rappresentazione teatrale, una conferenza.
Quello che ho capito del silenzio imposto è che esso è necessario quando la persona o le persone che devono “parlare” non hanno il necessario carisma, la presenza o la storia personale per le quali il solo irrompere nella scena fa sì che le altre persone si fermino spontaneamente ad ascoltare.
Costringere gli altri a “fare silenzio” provoca un tipo di ascolto adattato, ed appena termina l’imposizione il rumore poi riparte come e più di prima.
Numero 2 Il silenzio del timore e della paura
Quando qualcosa può succedere, quando abbiamo paura, quando il telegiornale potrebbe dare una cattiva notizia, quando stiamo per compiere qualcosa di importante e abbiamo paura di non essere in grado di farlo. In quel momento il timore prende il controllo e interrompe il flusso di parole. E’ un silenzio di difesa, è stare “all’erta” per la paura di ciò che può succedere o succederà.
Numero 3 Il silenzio dell’indifferenza
Tu parli, ma l’altro non ascolta, assorto nei suoi pensieri. E anche tu, a un certo punto, scendi nel tuo silenzio.
Esiste quindi anche un silenzio di disconnessione, il silenzio della distrazione, quando la conversazione termina o non inizia per disinteresse di una o di tutte le parti in gioco.
E’ il silenzio ad esempio di una coppia a tavola, al ristorante, ciascuno con il proprio smartphone. E’ il silenzio della dissociazione.
Numero 4 Il silenzio occupato
Ci sono situazioni in cui c’è la necessità di elaborare informazioni, riflettere su un fatto o su un aspetto del momento, in cui si fanno connessioni mentali. Se qualcuno ci fa domande in questo nostro silenzio, qualcun’altro dice “lascialo stare, sta pensando”.
Numero 5 Il silenzio imbronciato
E’ capitato a tutti noi di non voler rivolgere la parola a qualcuno, per ripicca, dopo un litigio.
Può accadere tra amici, ma succede anche nelle relazioni sentimentali. Ci chiudiamo in un silenzio imbronciato, e l’altro o l’altra ci chiede: “Ma cos’hai? Perché non parli?” E la nostra risposta è: “Niente”. Facendo capire che c’è una ragione per il nostro silenzio, ma senza mai svelarla.
L’altra persona prova, riprova a farci parlare, ma poi a un certo punto risponde al silenzio con il silenzio, e si crea un muro, e ciascuno dei due si nasconde dietro quel muro, sperando… che sia l’altro ad infrangerlo, perché se dovessimo farlo noi dovremmo accettare di mettere da parte l’orgoglio, cosa che è più difficile che spostare una montagna.
E’ un gioco che a volte può durare qualche ora, una serata rovinata, qualche giorno, ma a volte, e ne parlerò in un post sul narcisismo, può durare anni e fare male, molto male.
Numero 6 Il silenzio riverente
Quando gli alunni in classe ridono e scherzano, e fanno baccano e a un certo punto l’insegnante varca la porta, quando l’amministratore delegato di un’azienda passa in un corridoio, quando un leader carismatico pronuncia una semplice parola, senza bisogno di imposizioni… le persone semplicemente si fermano. Le conversazioni si quietano. Il leader carismatico di solito fa passare qualche secondo, si “gode” il momento di silenzio, riesce a sostenerlo, e cresce ovviamente l’attesa per le parole che dirà.
Anche questo è un silenzio adattato, timoroso, reverenziale ma è indotto da una personalità carismatica e in una certa misura è più spontaneo e meno imposto.
Numero 7 Il silenzio centrato
C’è un silenzio, importante, prima di un momento cruciale, che serve per riportarci al centro di noi stessi. Lo sportivo, prima di una prova importante. L’attore, prima di entrare in scena. Lo studente, prima di sostenere un esame.
Anch’io, da coach, prima di iniziare una sessione, mi raccolgo in qualche istante di silenzio, chiudo gli occhi, richiamo le migliori energie e lascio andare le preoccupazioni.
Numero 8 Il silenzio della cura
Quando ti trovi con una persona che ti ha ascoltato, con cura ed attenzione, come il barcaiolo Vasudeva con Siddharta, a un certo punto ti fermi. Hai terminato il tuo racconto. E non senti il bisogno che l’altra persona dica niente, perché la cosa fondamentale era essere ascoltato, e sei stato ripagato con l’attenzione incondizionata.
Numero 9 Il silenzio della meditazione
Ne ho parlato a lungo nel post sulla mia esperienza di meditazione Vipassana, nella sezione Maestri del blog.
E’ il silenzio meditativo, che ci porta in uno stato in cui il dialogo interiore si attenua. E’ una pratica da svolgere in modo regolare, ogni giorno, almeno 15 minuti al giorno. Il silenzio della meditazione è la chiave per la crescita personale e spirituale.
Numero 10 Il silenzio della consapevolezza
Quando, e spesso accade a seguito della meditazione, ma a volte anche spontaneamente, abbiamo interrotto il dialogo interiore, e diventiamo osservatori neutrali di ciò che proviamo o sentiamo, e possiamo vedere scorrere i pensieri senza le lenti del nostro giudicare e catalogare, e li lasciamo andare via, e siamo nel momento presente, con tutti noi stessi, in un silenzio che può “fermare il mondo”, questo è il silenzio della consapevolezza.
Numero 11 Il silenzio dell’intuizione
Prima del momento magico dell’illuminazione, della comprensione profonda, di quell’idea che ci cambia la vita, di quell’attimo precedente al momento in cui gli elementi che sembravano disconnessi tornano a fondersi in modo armonico, prima del momento dell’”eureka!” … c’è sempre un silenzio. E’ quella pausa in cui l’energia dell’intuizione si sta consolidando, per poi travolgerci con l’insight, con la sensazione di aver capito, di avere una strada, un perché, un progetto, un’aspirazione, un motivo per vivere.
Numero 12 Il silenzio della bellezza
Quel panorama incredibile, quella donna o quell’uomo così affascinante, l’emozione di trovarsi di fronte a quella meravigliosa opera d’arte. Qualcuno definisce queste espressioni di bellezza come “mozzafiato”, perché appunto tolgono il respiro e la parola, e possiamo stare soltanto in silenzio a contemplare. E’ il silenzio della bellezza, il silenzio estetico.
Numero 13 Il silenzio prima del primo bacio
Chi non ricorda quella pausa magica, quel momento che dura pochi attimi e sembra un’eternità, quando dopo tanto parlare, tanto raccontare e raccontarsi, mentre si fa strada l’idea che proprio quella sia “la persona giusta”, mentre entrambi pensano “ommamma forse adesso succederà”… in quel momento sospeso in cui le emozioni stanno per esplodere ma non lo fanno, quando gli sguardi diventano intensi, gli occhi sorridono, l’abbraccio è così forte che ti sembra di stritolare o di essere stritolato… ecco… in qual momento… si ferma il mondo, quegli attimi di silenzio sembrano durare un’eternità… e poi… “il primo bacio”.
Numero 14 Il silenzio dopo il primo bacio
E dopo quel momento magico, dopo quel bacio lunghissimo, interminabile, al termine del quale resti ammutolito perché senti che avevi già detto prima tutto quello che c’era da dire, ed ora le parole sembrano stupide, inutili, e c’è voglia solo di “respirare” l’altro o l’altra, di fermare il momento, di fissare quel silenzio in cui è tutto pieno fino all’orlo, senza bisogno di spiegare, dopo quel momento magico cosa c’è? C’è un altro silenzio. Il silenzio dopo “il primo bacio”.
Per concludere, esistono quindi queste quattordici e forse tante altre forme ancora di silenzio, da comprendere e sperimentare.
In un mondo in cui in molti parlano e in pochi ascoltano, se vuoi diventare una persona migliore, da oggi poni attenzione al silenzio.
E troverai, e assaporerai i tuoi momenti di silenzio magico, quello della meditazione, quello dell’intuizione, quello della bellezza, quello della cura, quello che ti riporta al centro di te stesso.
E fai in modo che il primo bacio non sia più solo un ricordo antico ma si trasformi in “quel bacio”, “quel bacio” che riporti ogni giorno nella tua vita, “quel bacio” da vivere e rivivere ogni volta nel momento presente, anche se fossi al settantacinquesimo anniversario della prima volta, assaporando ogni volta quei momenti di silenzio prima e dopo “quel bacio”, quei silenzi che creano uno spazio meraviglioso che si può riempire solo con l’amore.
Benedetto Silenzio!
Grazie di cuore per questo tributo al Silenzio, è un contributo a chi ti segue. Propongo, a meno che non rientri già in uno dei 14.
15. Il silenzio nell’addio: quando mancano le parole e ci resta l’accettazione
Verissimo Violetta. Quel momento che sai che non tornerà più. Quel momento che segna un prima e un dopo. E’ un momento di silenzio. Il quindicesimo. Grazie