Ho ritrovato un antico foglietto, in un vecchio libro che non aprivo da anni. Una nota del luglio 1989, che scrissi una sera in un motel in Arizona.
Ero partito dall’Italia qualche settimana prima, senza una meta precisa, con il desiderio di incontrare dei nativi americani. Cosa che poi è avvenuta già durante quel viaggio, ma ne parlerò un’altra volta.
In quel foglietto oggi sbiadito, avevo scritto le 10 cose che volevo fare prima di compiere 30 anni.
- Incontrare nativi americani e sperimentare i loro rituali
- Andare in vespa a Capo Nord
- Fondare una band musicale, di cui essere il vocalist
- Scrivere un romanzo di successo
- Riprendere ad andare in surf
- Navigare a vela nel Mediterraneo
- Farmi un tatuaggio
- Guadagnare un sacco di soldi
- Smettere di lavorare
- Vivere di rendita
Ascolta la versione audio
Se preferisci, puoi ascoltare la versione audio cliccando sul pulsante “play” nel box sottostante oppure prosegui nella lettura della versione testo.
10 cose da fare prima di compiere 40 anni
Ricordo che il giorno del compleanno dei 30 anni, in convalescenza dopo un incidente stradale molto grave con lo scooter avvenuto il mese precedente, pensai a questa lista e decisi tre cose (forse sotto l’effetto degli antidolorifici per le fratture multiple):
- Non sarei andato più in vespa a Capo Nord (saggia idea),
- Sostituii questa voce con “Fare il Cammino di Santiago”
- Rimandai la scadenza della lista, che adesso si chiamava “Le dieci cose che voglio fare prima di compiere 40 anni.”
Nel periodo tra il luglio ‘89 al settembre del ‘96 mi laureai, ebbi il primo figlio, Matteo, mi dedicai a varie ricerche spirituali, mi buttai in varie iniziative imprenditoriali con buon successo.
Cantavo, ogniqualvolta possibile, sotto la doccia, in auto. Ma con il passare degli anni mi resi conto di quanto improbabile sarebbe stato, nel breve, cantare a Sanremo con una band che non esisteva.
Iniziavo ripetutamente a scrivere romanzi, tutti abbandonati alla prima pagina. Peccato che tutti quei tentativi siano finiti nell’oblio digitale di vecchi hard disk dismessi. Averli oggi e metterli tutti insieme sotto il titolo “Le prime pagine della mia vita” costituirebbero, essi stessi, un romanzo. “Quel” romanzo che tanto avrei voluto scrivere.
Ma fu all’alba del millennio che mi sembrò di essere arrivato ad una svolta. Fondai una startup tecnologica su internet, sovrapposta ad altre attività di successo.
Nel giro di qualche anno avevo raggiunto un certo livello di benessere, che per le mie metriche economiche dei tempi della prima lista del 1989 sarebbe già stato più che sufficiente per il “mollo tutto e vivo di rendita”. Ma erano queste metriche subdole che erano cambiate. Non mi fermai a consolidare i dieci punti della lista.
Noi ci illudiamo continuamente che l’oggetto voluto possa porre fine alla nostra volontà. Invece, l’oggetto voluto assume, appena conseguito, un’altra forma e sotto di essa si ripresenta. Esso è il vero demonio che sempre sotto nuove forme ci stuzzica.
(Arthur Schopenhauer)
A scombussolare la lista delle 10 cose era comparsa infatti una “villa in collina”, acquistata, ma totalmente da ristrutturare, nel 2004.
10 cose da fare prima di compiere 50 anni
Alla soglia dei quarant’anni fu soprattutto il mutuo con scadenza 2027 che mi fece concludere che la leggendaria lista immaginata 17 anni prima andava procrastinata sino ai 50 anni.
Feci anche alcune ulteriori modifiche, sostituendo “surf” con “snowboard”, accorpando le ultime tre voci ed includendo adesso le mie nuove passioni orticole ed olearie, dopo il completamento dei lavori alla villa e conseguenti alla scoperta del contadino che c’era in me.
La lista era diventata pressappoco così:
- Incontrare nativi americani e sperimentare i loro rituali
- Fare il Cammino di Santiago di Compostela
- Fondare una band musicale, di cui essere il vocalist
- Scrivere un romanzo di successo
- Imparare ad andare in snowboard
- Navigare tre mesi a vela nel Mediterraneo
- Farmi un tatuaggio
- Creare un orto sinergico e produrre olio extra-vergine
- Diventare amministratore delegato di una grande azienda
- Smettere di lavorare e vivere di rendita.
Era nel frattempo nato il mio secondo figlio, Marco. Superati i 40 avvennero un po’ di cose. Si completò la prima fase del mio apprendistato sciamanico e ricevetti un nome Lakhota da un uomo di medicina nativo, dopo un rituale di Ricerca della Visione che ha segnato la mia esistenza e di cui ho parlato in questo post. Il tatuaggio a questo punto era pronto per essere impresso indelebilmente: è il mio nome Lakhota (”Ihable Wanblee”), con il mio simbolo sciamanico, composto da un’aquila ed un acchiappasogni. Il mio nome infatti significa “Aquila Che Sogna”.
Continuai a cantare. Come sempre, sotto la doccia, in auto, e in qualche serata karaoke.
Scrissi ancora una ventina di prime pagine. Tutte ovviamente interrotte ed abbandonate.
A 47 anni, un sabato mattina di dicembre, all’Abetone, decisi improvvisamente di lasciare gli sci in auto e di noleggiare una tavola. Dopo un po’ di capitomboli al mattino, al pomeriggio scendevo tranquillamente dalle piste rosse. Mio figlio Matteo, non credendo ai propri occhi, mi filmò e disse che da quel momento in poi potevo rappresentare “la speranza dei papà dei suoi amici”.
Creai il mio primo orto sinergico, e iniziai a produrre uno straordinario extra-vergine di oliva (in media lo faccio un anno si e tre no, a causa degli attacchi della mosca olearia al mio oliveto in assenza – ovviamente – di trattamenti con pesticidi).
Ripresi il mare. Prima noleggiando una barca a vela e poi acquistando il primo “Nagual”, un 40 piedi cruiser con il quale, negli anni recenti, ho percorso circa 3mila miglia marine. Al momento in cui sto scrivendo queste righe ho da poco varato il nuovo Nagual. E’ un 44 piedi Jeanneau, nuovo, che si porta a bordo i suoi bravi 10 anni di leasing nautico sino al 2028.
Rivoluzione professionale. Una alla volta ho cessato le attività imprenditoriali: la startup tecnologica nel 2007, l’agenzia di viaggi nel 2010, l’agenzia di assicurazioni nel 2012, la mia società immobiliare nel 2017.
Cinque anni di carriera manageriale impetuosa mi hanno portato sino al ruolo di amministratore delegato di una grande azienda.
E basta con queste liste!
E le altre voci della lista? Non intendo più procrastinarla di un’altra decade. Basta con i progetti di vita differita. Le dieci cose non vanno soltanto enumerate, vanno messe in fila. Cosa faccio prima? Quando prenderò il fatidico treno che mi porterà ai piedi dei Pirenei, per iniziare il mio cammino di ricerca interiore sino a Compostela? Quando prenderò il mare, senza che siano ferie o feste comandate, semplicemente navigando verso sud?
Mi è capitato di leggere per caso il libro “Vorrei averlo fatto”, di Bronnie Ware, una infermiera australiana che, assistendo malati terminali, ha raccontato in un post i cinque rimpianti più grandi di chi sta per morire.
Il post ebbe un grandissimo successo, ed è diventato successivamente un best seller.
Il rimpianto più comune, dice Bronnie, è:
Avrei voluto vivere la mia vita, e non quella che altri si aspettavano da me.