Motivazione: la Teoria della Autodeterminazione

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Cosa è la motivazione? Cosa ci spinge ad agire? Perché a volte cadiamo in apatia?
Due grandi studiosi della Motivazione, Edward Deci e Richard Ryan, hanno proposto una Teoria Psicologica che è un punto di riferimento in Psicologia dei Processi Motivazionali: la “Self Assessment Theory”, ovvero la “Teoria dell’Autodeterminazione.

Da cosa deriva la Motivazione?

Ciò che sta alla base della Teoria dell’Autodeterminazione è l’importanza che ha il fatto di poter scegliere autonomamente di fare ciò che ci piace.

Questo, sostengono i due studiosi, è il fattore principale della Motivazione delle persone.

L’esperimento condotto da Deci e Ryan era molto semplice: un gruppo di persone in una sala d’attesa venne suddiviso in due sottogruppi. Ad un sottogruppo fu chiesto di trascorrere il tempo esclusivamente leggendo le riviste disponibili, all’altro fu detto di fare ciò che ritenevano più opportuno.

I “forzati della lettura” mostrarono scarsa concentrazione, poco interesse, addirittura fastidio. Si interrompevano continuamente consultando l’orologio.

Il sottogruppo dei “liberi” trascorse il tempo chiacchierando, alcuni scegliendo di leggere, tutti accomunati da migliore umore, migliore concentrazione e meno fastidio nell’attesa

Motivazione Intrinseca e Motivazione Estrinseca

Deci e Ryan teorizzarono che la motivazione è una spinta ad agire che proviene da due forze distinte: una interna, la “motivazione intrinseca”, ed una esterna, la “motivazione estrinseca“.

La prima è un tipo di motivazione che ha origine nell’impegno che ciascuno mette nel sentirsi gratificato dall’accrescimento delle proprie competenze, in un contesto di autonomia decisionale.

Ad esempio alcune persone scelgono percorsi universitari particolari, ad esempio studi letterari o storici, pur sapendo che non ci saranno probabilmente sbocchi professionali interessanti.

Se lo fanno è perché provano una profonda gratificazione nel diventare competenti in quella determinata materia, unita alla soddisfazione di essere autonomi in quella scelta, di potere cioè “autodeterminarsi“.

La Motivazione Estrinseca è invece la somma di stimoli che provengono dall’esterno e che orientano l’individuo verso determinate attività.

Siamo in questo caso in presenza di un vero e proprio copione sociale, che le persone recitano allo scopo di ricevere lodi, approvazione, inclusione, ed evitare emozioni spiacevoli come brutte figure, castigo, disapprovazione.

La Motivazione Estrinseca è un fattore anch’esso determinante nelle scelte individuali, che in questo caso sono etero-dirette, conformi agli schemi sociali, sottoposte ad approvazione o critica, ma comunque spinte fondamentali nei comportamenti individuali.

Motivazione ed Attribuzione Causale

Deci e Ryan quindi conclusero che per la motivazione esistono tre bisogni psicologici primari:

  • Bisogno di autonomia
    L’individuo si sente libero, padrone delle proprie scelte
  • Bisogno di competenza
    L’individuo tende alla crescita della propria competenza, provando gratificazione interiore
  • Bisogno di relazioni
    L’individuo è orientato alla costruzione di relazioni interpersonali di successo nel proprio ambiente sociale

Una buona motivazione basata su questi tre bisogni si può ottenere attraverso un ricorso appropriato ai meccanismi di attribuzione causale.

Per Attribuzione Causale si intende quel processo attraverso il quale gli individui spiegano le cause di determinati eventi e comportamenti, e può essere interna, quando le persone si attribuiscono meriti e responsabilità sia in contesti di risultato positivo o negativo, o esterna, quando si ritiene che il controllo degli eventi sia fuori dall’autonomia dell’individuo.

Per dirla con un autore fondamentale, Carlos Castaneda, “alcuni individui considerano tutto ciò che accade come fortuna o sfortuna” (attribuzione causale esterna), “i Guerrieri considerano invece tutto come una propria sfida” (attribuzione causale interna”.

L’individuo, quando manifesta una sostanziale internalizzazione della causalità, raggiunge una sostanziale autodirezionalità e quindi una forte motivazione soprattutto intrinseca, che lo porterà ad ottenere successi e soddisfazioni.

In altre parole, si sentirà responsabile di determinati contesti negativi, invece di colpevolizzare gli altri.

Non si sentirà vittima, ma artefice del proprio destino.

La sua libertà di scelta lo farà emergere rispetto a persone che, per colpa del contesto che “non offre loro opportunità”, manifesteranno una costante mancanza di scopi e di direzione nella vita personale e professionale, che li portano a trascinarsi in costanti stati di apatia.

La persona con una forte motivazione intrinseca ed attribuzione causale interna manifesterà una forte motivazione di se, che lo distinguerà in modo evidente dagli eterni scontenti che si lamentano di se stessi e di come va il mondo.

Un’altro importante tratto che ho rilevato in molti anni di coaching e counselling è che gli individui intrinsecamente motivati e internamente responsabili tendono a vedere il positivo nelle cose, essere sostanzialmente ottimisti, e decisamente più orientati alla ricerca spirituale e all’armonia.

Sono individui non solo caratterizzati da motivazione maggiore, ma anche da migliore senso estetico, creatività, apertura mentale, capacità di immaginare e sognare, disponibilità a cambiare, curiosità culturale e intellettuale.

La motivazione nel contesto della crescita personale e professionale

A valle dei miei studi psicologici e delle certificazioni ottenute di counsellor e coach professionale, ho introdotto il tema della Motivazione come fattore fondante della crescita individuale.

Motivazione che non è banalizzata dal mero ricorso a frasi ad effetto o discorsi esaltanti di celebri coach o motivatori.

Non dico che non sia importante il momento di “motivazione”, quell’eustress positivo che ci accade quando siamo esposti ad un contenuto emozionalmente motivante.

Ma se l’esposizione a fattori motivanti come frasi e discorsi è utile, nondimeno è fondamentale la costruzione di un ambiente che promuova la capacità di autonomia, autoregolazione ed autodirezione per noi e per le persone intorno a noi.

La conseguenza logica di tutto questo è che il manager, o meglio il leader illuminato è non solo caratterizzato da una forte motivazione intrinseca individuale, ma riesce a creare i presupposti per cui le persone di talento intorno a lui possano esprimere il loro massimo potenziale in un contesto, per dirla con Deci e Ryan, di autonomia, competenza e relazioni sociali.

Si tratta quindi, nel contesto aziendale, di delegare, di far compiere agli individui scelte proprie ed autonome, di promuovere la crescita e la formazione anche non direttamente collegata all’attività tecnica dell’azienda, per soddisfare il bisogno individuale di competenza.

Si tratta far sentire le persone come parte di un disegno più grande, con relazioni sociali di successo e possibilità di carriera oggettiva e riconosciuta.

Ho applicato per molti anni questi principi di motivazione al mio percorso personale come manager, orientati a me stesso ed alla motivazione delle persone intorno a me, ottenendo in cambio risultati di carriera di particolare soddisfazione oltre a risultati di rilievo in quella che da tempo è diventata la mia mission come manager e come coach.

Una mission molto semplice: aiutare le persone ad avere successo.

2 COMMENTS

  1. Secondo me ci sono anche altre possibilità esempio se una persona fin da bambino cresce con poca autostima e magari gli adulti non l’anno mai incoraggiato ma denigrato questo articolo non da risposte corrette?

    • Si accade molto spesso che durante le fasi cruciali dello sviluppo della personalità, il bambino sia sottoposto a messaggi genitoriali di tipo normativo negativo, fatti di prescrizioni, divieti, puntare il dito per far rimarcare l’errore…
      È normale che questo provochi un “adattamento”, per usare le parole di Eric Berne, e che si formi un copione esistenziale negativo, basato su bassa autostima e sensazione di essere inadeguati e costantemente giudicati.
      Se ne può uscire ovviamente… ma serve tempo e metodo per osservarsi e capirsi fino in fondo.

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