Startupper? A qualsiasi età! Mettiti in gioco

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Startupper? “Avrei dovuto pensarci prima.”
C’è una diffusa, radicata convinzione che si possa fondare un’impresa di successo solo se si è giovani, senza figli né famiglia, nativi digitali, e possibilmente nati in California.

Gli startupper mitologici della Silicon Valley sembrano essere tutti ragazzini cresciuti in un garage, con un’idea meravigliosa in testa e investitori che si affannavano a dargli più soldi di quelli che servivano per avviare l’impresa.

Startupper? Non fa per me…

Non fa per me“, mi dicono i tanti nagualisti che usufruiscono di sessioni di coaching gratuito con me. “Ho già 35 anni…“, mi ha detto la settimana scorsa un coachee, “non mi ci vedo più a fare lo startupper, ma neanche a mettermi in proprio con un’impresa normale… ormai…”

E più si va avanti con gli anni, più si resta inchiodati al proprio posto di lavoro fisso (che poi sicuro non è più da tempo), ripetendo ossessivamente “ormai cosa mi metto a fare alla mia età?“.

Quanti anni hanno i Nagualisti?

Nella Community Nagual tutte le classi di età sono rappresentate in questa proporzione: 18-25 anni e sopra i 65, relativamente pochi. 25-35 e 55-65 abbastanza numerosi, da 35 a 55 moltissimi, più della metà dei nagualisti. I matematici direbbero una perfetta distribuzione normale, gaussiana, con media, mediana e moda e 45 anni.

Tutti (o quasi) vogliamo cambiare vita

Ebbene, il tema del cambiare vita accomuna tutti i nagualisti. Ho scritto un articolo, tra i più letti del blog su questo argomento: Cambiare vita: dieci categorie di persone che non ce la fanno e cinque consigli per farcela veramente.

Moltissime persone, di tutte le età, sognano di cambiare, ma le scuse per non farlo sono diverse per ciascuna classe di età.

Le fasce più giovani sognano ma “procrastinano“, cioè rimandano ogni volta a “quando potrò“, “quando avrò finito l’uni“, “quando avrò messo un po’ di soldi da parte“, “quando mi verrà un’idea meravigliosa“.

Salendo con gli anni si pensa di avere ormai perso il treno, ci si sente inadeguati, inadatti, superati. Ci sembra che tutto sia stato inventato, o che per chi si sente di venire da un’altra epoca sia effettivamente troppo complicato misurarsi con le sfide digitali dell’innovazione.

L’idea imprenditoriale di successo non è complicata, anzi è il contrario. Io dico sempre nei convegni e nei seminari cui partecipo come relatore o formatore che:

La vera innovazione la ottiene chi trova soluzioni semplici a problemi complessi.

Sono quelle idee che sono sotto gli occhi di tutti, e che quando le vediamo realizzate da qualcun altro ci diciamo: “ca**o, avrei potuto tranquillamente farla io questa startup“.

Ormai ho perso il treno? No!

Nessuno ha perso nessun treno. Siamo tutti alla stessa stazione e ci sono ancora innumerevoli partenze ed arrivi, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.

E con il trascorrere degli anni le persone che non smettono mai di imparare, di osservare, di essere curiose, le persone che amano la vita, che seguono percorsi di crescita personale, professionale, sociale e talvolta persino spirituale, acquistano carisma, competenze, capacità di sommare all’intelligenza intuitiva dei giovani quell’intelligenza esperienziale che si consolida con il tempo.

Ed all’intelligenza intuitiva ed esperienziale si affianca poi l’intelligenza emotiva, come direbbe il buon Goleman, quella maturità emozionale che significa autoconsapevolezza, controllo delle proprie emozioni, comprensione delle emozioni altrui, capacità di intrattenere relazioni sociali di successo.

Startupper? Meglio i più “attempati”

Eccoci arrivati al teorema centrale.

Gli startupper più “attempati” hanno maggiore probabilità di ottenere un grandissimo successo rispetto ai più giovani.

Chi lo dice? Un interessantissima ricerca del 2018, del National Bureau of Economic Research, che ha incrociato questi dati: età dello startupper al momento della fondazione dell’azienda e successo economico/finanziario dell’azienda a distanza di vari intervalli di tempo. Da questa ricerca ho ricavato il grafico sottostante.



Cosa ci dice questo grafico? Che gli startupper di mezza età hanno nettamente più probabilità di successo di quelli giovani.

Come si può vedere, lo startupper che inizia avendo meno di 25 anni ha pochissima probabilità di successo, da 25 a 35 è un po’ più alta. Vero i 40 anni si entra nell’età che io definisco del “disincanto”, e la performance cala un po’, ma dopo i 45 si impenna letteralmente, raggiungendo il picco massimo tra 50 e 55 anni e rimanendo altissima sino ad oltre i 60.

Che fare allora? Anzitutto, a qualsiasi età servono piani strutturati di crescita personale, studiare, approfondire, essere curiosi, fare esperienze, mitigare le proprie “asperità” caratteriali. E poi mettersi in gioco, mettersi in gioco, mettersi in gioco!

Io non ho mai smesso di mettermi in gioco, e mai lo farò… e guarda caso sono proprio in quella fascia di età in cui tanti iniziano invece a rassegnarsi!

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