Tutto ha inizio con un sogno, nel 2009.
In una notte di Marzo feci un sogno strano, in cui potevo vedere il mondo dall’alto, mentre un tamburo suonava incessantemente e un anziano uomo della medicina intonava un canto.
Il giorno successivo una collega di lavoro mi parlò occasionalmente di un’associazione che aveva invitato “degli sciamani americani” a venire in Italia. Questo fu per me un chiaro segno.
Nota importante
Quello che segue è il mero racconto di una esperienza personale che ho avuto la fortuna di praticare, seguendo istruzioni che mi furono impartite da Nativi Americani. Esperienza che mi ha cambiato la vita, che qui racconto per testimoniare la grandezza di una cultura che da secoli viene oppressa, sfruttata, assimilata al pensiero occidentale. La mia testimonianza, da non-nativo, ha infatti il solo scopo di contribuire a preservare il più possibile incontaminata questa straordinaria tradizione.
Ciò premesso, non ho proseguito in alcun percorso spirituale Lakhota successivo all’esperienza di cui al presente racconto in quanto NON è possibile (per me come per chiunque altro non-nativo) essere ammessi ad altre cerimonie appartenenti ai Sette Riti Sacri, in particolare alla Danza del Sole.
Oltre a ciò, nessun non-nativo è autorizzato a proporre insegnamenti, cerimonie sacre, a maggior ragione se a pagamento. Pertanto, come counsellor e coach, non propongo né proporrò mai alcun percorso, insegnamento, rituale, cerimonia o quant’altro riferibile alla cultura dei Nativi Americani, che va preservata e rispettata.
Diffidate sempre da pseudo-sciamani non-nativi che si appropriano indebitamente della spiritualità dei Nativi Americani.
Nomi e fotografie sono stati esclusi per rispetto della privacy.
L’incontro con gli Sciamani Nativi Americani
Nel giugno del 2009 arrivarono in Italia alcuni sciamani americani dal South Dakota. Decisi di incontrarli.
All’arrivo, il 19 giugno, feci la conoscenza dei tre sciamani nativi. Appartenevano a tre generazioni diverse.
Mi sorprese la totale calma in cui sembravano letteralmente immersi. Sembravano muoversi e parlare al rallentatore mentre io, dopo una settimana di lavoro piuttosto intenso, ero come sempre molto agitato.
La ricerca del “mio luogo”
Andammo quindi a fare un sopralluogo al posto dove era stata costruita una capanna sudatoria (Inipi). E quindi, seguendo le istruzioni dello sciamano, mi avventurai nel bosco per trovare “il mio luogo”. Mi disse che potevo vagare anche a caso, ma quando il mio luogo si fosse manifestato lo avrei intuitivamente capito.
A un certo punto mi trovai di fronte a una enorme roccia e capii, o meglio, “sentii” nel profondo del mio essere che quello era il luogo della mia Ricerca della Visione, che i Lakhota chiamano “Hablecheyapi” (Vision Quest in inglese). Scattai una foto con il cellulare alla Grande Roccia per ritrovare il luogo al momento della pratica, dimenticando che il cellulare non sarebbe stato ammesso, e quindi avrei dovuto ritrovare quel luogo nel bosco in altro modo.
Sempre seguendo le istruzioni, presi quattro bastoni alti nel bosco. Forte della mia esperienza botanica, scelsi dei rami di Corylus Avellana (Nocciolo), flessibili e resistenti.
In silenzio tornai al luogo della Inipi e da lì alla Casa Rifugio che ci ospitava.
Le quattro Direzioni Sacre
Mi misi a preparare i miei bastoni creando con il coltello una estremità appuntita e fissando sull’altra estremità un pezzo di stoffa, di colore, per ciascun bastone, appartenente ad una delle Sacre Direzioni Lakhota:
- Est, dove risiede lo Spirito, colore giallo
- Sud, il luogo delle Emozioni, colore rosso
- Ovest, il mondo della Manifestazione Fisica, colore nero
- Nord, dove si trova la Saggezza, colore bianco
Il mio Canto Sciamanico
A un certo punto della serata lo sciamano anziano prese un tamburo, da lui costruito, e iniziò ad insegnarci canti Lakhota. In particolare uno di essi lo sentii appartenere alla mia dimensione magica e lo imparai in pochissimi minuti, iniziando a cantarlo spontaneamente. Lo sciamano si compiacque della mia intonazione tra baritono e tenore, e mi spiegò che durante la Ricerca della Visione, nei momenti di difficoltà, è di grande conforto intonare il proprio canto.
Il canto è una Preghiera di Ringraziamento:
Grande Mistero, Spirito degli Antenati (Wakan Tanka, Tunkasila)
Io vi ringrazio (Pilamaya YeloHey)
Mi avete donato la Sacra Pipa (Chanupa Wakan Cha Maya Kuweylo)
Io vi ringrazio (Pilamaya YeloHey)
Mi avete donato una buona salute (Wichozani wa Maya Kuweylo)
Io vi ringrazio, io vi ringrazio (Pilamaya Ye, Pilamaya YeloHey)
Si ripete il canto quattro volte, dedicando ciascuna delle ripetizioni a una delle Direzioni voltandosi verso di essa.
Consumai quindi una frugale cena. Non avrei più messo in bocca niente (né cibo né acqua) sino a due giorni dopo.
L’attesa per l’inizio del rituale
Mi svegliai all’alba del mattino seguente, ansioso di recarmi sui luoghi magici per la mia Ricerca.
Gli sciamani erano rilassati, direi quasi distratti. Non avevano alcuna fretta.
Io chiesi a un certo punto ad uno di loro: “When do we go?” E mi rispose “Now”.
Ma non si muoveva dalla sedia dalla quale contemplava il bellissimo panorama della valle. Passò qualche ora.
Mi fu spiegato che stavano attendendo un segnale dalla Natura per alzarsi e mettersi in cammino.
Mi piacque il concetto ed iniziai a rilassarmi anch’io proprio quando una Poiana attraversò il cielo da sinistra verso destra. Pensai, con un brivido, che fosse l’aquila del mio sogno.
Gli sciamani si alzarono di getto, dicendo a tutti che era il momento di partire. Passarono in un istante dalla calma più totale all’urgenza più frenetica.
In silenzio ci recammo sul luogo della Inipi. Ciascuno dei partecipanti alla Vision Quest aveva come Guida uno degli Sciamani.
Inipi, la Capanna Sudatoria
Il Fuoco Sacro arroventava le Pietre. Mi colpi la cura con cui era stata costruita la piccola catasta di legna per alimentarlo. Uno degli sciamani iniziò, con un forcone, a portare le Pietre dentro la Capanna.
Prima di entrare dissi al mio Maestro che non ricordavo esattamente dove era il “mio luogo” e lui mi rispose di non preoccuparmi, perché il “mio luogo” avrebbe trovato me.
Entrai dentro la Capanna con grande umiltà, in uno stato di serenità totale, per la Purificazione necessaria alla successiva Ricerca della Visione.
Cantammo al ritmo dei tamburi. Cantai la mia preghiera di ringraziamento, quello che era diventato il mio “canto di morte”. Mentre noi cantavamo, lo sciamano anziano pronunciava alcune parole incomprensibili, sovrapponendosi alla nostra melodia. Il tutto era di un’armonia indescrivibile.
L’inizio della pratica di Ricerca della Visione
Senza dire una parola lo sciamano fece un cenno di fermarsi. Dopo alcuni minuti di totale immobilità si alzò e uscì dalla Capanna, invitandomi a seguirlo, coprendo la testa con la coperta rituale che ciascuno di noi aveva con se. Importantissimo: dopo la purificazione e sino a che non si è raggiunto il luogo magico non si deve MAI avere la testa scoperta.
Presi i miei Quattro Bastoni, che erano stati appoggiati sulla capanna per essere, per così dire, “benedetti”, e m’incamminai sul sentiero verso il bosco seguito dal mio Maestro.
Una forza sovrannaturale mi stava guidando, per cui senza dover pensare o ricordare, mi trovai dopo una mezz’ora di cammino sotto la Grande Roccia. Durante il percorso non scambiammo una parola.

Arrivati sul luogo, il Maestro prese i quattro Bastoni, osservò il luogo per orientarsi, e li conficcò nel terreno in corrispondenza dei quattro punti cardinali.
Prese poi la sua borsa del tabacco e, cospargendolo sul terreno, unì i quattro Bastoni con una figura a forma di cerchio, il cui diametro era intorno ai due metri circa.
Prese quindi un bastoncino e lo appoggiò sulla circonferenza.
A quel punto tornò a parlare. Mi disse che quel Cerchio sacro mi avrebbe protetto da tutto, animali, fulmini, qualsiasi cosa. Non avrei mai dovuto abbandonarlo. Se per qualsiasi ragione fossi dovuto momentaneamente uscire avrei dovuto mettere il bastoncino in posizione perpendicolare alla circonferenza, e poi rientrare prima possibile rimettendo il bastoncino sul cerchio.
Girò il bastoncino e mi fece entrare. Richiuse il cerchio. Se ne andò senza dire una parola.
I primi momenti di profonda quiete
Stesi la mia coperta rituale sul terreno e mi sedetti. Era una bella giornata di giugno. Mi misi ad osservare la natura. Quello che inizialmente mi sembrava silenzio si popolò di suoni bellissimi.
Mi avvolse una profondissima quiete. Restai seduto per ore. A occhi aperti. Ogni tanto muovevo la testa per osservare la scena, che mi sembrava cangiante, mi mostrava sempre qualche punto di vista nuovo.
La giornata volgeva al termine. Non avevo né fame né sete. Stavo bene. All’imbrunire iniziai a percepire il calo di temperatura. Il bosco in cui ero si trova a circa 1400 metri di altitudine, e anche a Giugno a quelle altitudini lo sbalzo termico è importante.
Prima che il Sole scendesse ad Ovest, con gli ultimi raggi che colpivano il Bastone Sacro passando tra le fronde degli alberi, feci in tempo a vedere, a Nord-Ovest, l’arrivo di grosse nuvole grigie.
Il buio e la tempesta
E venne il buio. Il Buio vero. Era un giorno di Luna Calante, ma le nuvole ben presto la coprirono. Non si poteva vedere niente. I suoni sembravano amplificati. Adesso iniziavo ad avere freddo.
Persi la cognizione del tempo. Ebbi dei momenti di ansia terribile. Iniziò a piovere, dapprima leggermente, poi un vero e proprio rovescio temporalesco. Tuoni e fulmini. Gli Esseri dell’Ovest, i Wakinyan, presero il sopravvento.
Una vera e propria tempesta. Ero sgomento, infreddolito, spaventato, annichilito.
In piena notte, ad un certo punto, urlai il nome del mio Maestro Lakhota mentre un lampò attraversò il cielo ed il tuono successivo mi terrorizzò. Una piccola pigna si staccò in quel momento esatto da un’abete e mi cadde in testa. La raccolsi. Era un consenso. La ringraziai e mi calmai. Non mi sentivo più solo. Provai un senso di gratitudine e di amore. Misi la pigna nella mia Borsa di Medicina, dove tutt’ora la conservo.
“Wakinyan Waste Lake Oyuma” pensai. Ovvero, “gli Esseri del Tuono confermano l’amore”.
Seppi, giorni dopo, che in quella stessa notte, a centinaia di chilometri di distanza, un improvviso colpo di vento aveva fatto aprire una casa della mia casa sulle colline della Versilia, facendo scattare l’allarme. Era accaduto alle due di notte. Pur non avendo l’orologio, sono certo che fossero le due di notte anche sotto la Grande Roccia, quando la pigna si staccò dall’albero.
L’alba e la Perfetta Armonia
Poco prima dell’alba la pioggia cessò. Mi tolsi i vestiti bagnati. In questo modo avevo meno freddo.
E venne la luce. E piano piano il giorno scaldava la terra ed il mio cuore. Ero nuovamente calmo, rilassato. Tornai in uno stato di perfetta armonia. Non mangiavo né bevevo niente da quasi due giorni, ma non avevo né fame né sete.
Dopo qualche ora mi rimisi i vestiti che erano tornati asciutti, mi sedetti verso Est, verso il Sole Nascente, e rimasi lì… per un tempo indefinito. E volavo, volavo come la poiana del mio sogno, potevo vedere il mondo dall’alto, con tutti i suoi meravigliosi colori. E vidi il mare, e una barca che navigava a vele spiegate, e capii che quello era il mio scopo nella vita, navigare e vivere, vivere e navigare, e un giorno raccontare la mia storia, e aiutare gli altri a comprendere il proprio scopo nella vita, come io in quel momento avevo capito il mio.
Volavo, e volavo, a centinaia di metri di altezza, ma riuscivo a vedere i dettagli più nitidi sulla terra e sul mare, come un raggio laser che non perde mai la “messa a fuoco”.
E mi sentivo bene, appagato, sentivo che c’era un senso, un’armonia, un perché a ogni cosa.
E dal mio profondo emergeva il canto, e ringraziavo Wakan Tanka, Tunkasila, il Grande Mistero, lo Spirito degli Antenati, canto che intonavo spontaneamente rivolgendomi alle Quattro Direzioni, per poi tornare seduto, rivolto verso Est, là dove volano le Aquile.
Rimasi in questo stato per un tempo indefinibile.
Il rientro nella Capanna Sudatoria
Poi a un certo punto mi sentii toccare la spalla destra. Era il mio Maestro Lakhota. Senza dire una parola mi fece alzare, rimettere la Coperta Rituale sulla testa, tolse velocemente i quattro Bastoni e si incamminò velocemente sul sentiero. Lo seguii.
Sotto la Grande Roccia non c’era rimasta alcuna traccia della mia permanenza.
Arrivati al campo base entrammo nella Inipi, dove ci potemmo togliere la coperta dalla testa, e concludere il rituale. Piansi.
Era una gioia profonda, mista a malinconia, ma ero saldamente nel presente, senza rimpianti per il passato né frenesia per il futuro, Ero lì, con tutto me stesso, in quel momento magico.
Il profilo dell’Aquila
Terminato il rituale rientrammo alla Casa Rifugio. Scambiai due parole con il Maestro. Mi disse che mi aveva visto da lontano, dal sentiero, e che avevo il profilo dell’Aquila. Non stavo “guardando”, stavo “vedendo”. Ero un’Aquila con l’occhio chiaro (i nativi sono spesso affascinati dagli occhi chiari degli occidentali, che associano alla capacità di avere chiara visione).
Mi disse che si era avvicinato a me dal sentiero, ma io non potevo vederlo, da dentro il cerchio. Aveva girato intorno ai quattro Bastoni, messo il bastoncino in perpendicolare, era entrato e mi aveva toccato la spalla destra.
Quel giorno compresi che il mio Nagual è un Aquila, un’Aquila dalla chiara visione.
Ihable Wanblee.
Dreaming Eagle.
Aquila che Sogna.
Vittorio sei un grande hai vissuto delle esperienze meravigliose, sono esperienze che vorrei provare anch’io , e vivere una vita entusiasmante come la Tua
Sono felice di aver incontrato questo bellissimo sito. grazie ciao
Raffaele, grazie infinite per il tuo commento… che è il primo che ricevo da quando (poco più di un mese fa) ho iniziato a pubblicare su nagual.blog.
Si ho avuto la fortuna di vivere molte esperienze che mi hanno letteralmente cambiato la vita, ed i Maestri che ho incontrato sul mio cammino mi hanno tutti detto che avrei dovuto un giorno restituire i doni che ho ricevuto. Pubblicare su nagual.blog in maniera del tutto disinteressata è il mio modo di sdebitarmi.
Un grande abbraccio e grazie ancora
Vittorio
Mi chiamo Vittorio come te. Anni fa ho fatto l’esperienza della Capanna sudatoria. I miei tre spiriti guida erano e lo sono tutt’oggi, in ordine di sequenza: Bisonte, aquila e lupo. Li sento vicini e sono presenti nei libri che scrivo. Un abbraccio da un compagno di viaggio spirituale.
Ciao Vittorio, grazie per il tuo messaggio. Dicci qualcosa in più sui tuoi libri. Buon vento.
Grazie per aver raccontato questa straordinaria esperienza. Recentemente ho approfondito lo studio dei riti sciamanici e poter leggere una testimonianza diretta di tale esperienza mi ha molto arricchito!